Nel contesto italiano del mercato del lavoro del 2025, emerge una problematica di primaria importanza: il gap di competenze, o skill gap. Si tratta del divario tra le abilità possedute dai lavoratori e quelle richieste dalle aziende e rappresenta un ostacolo significativo alla crescita professionale e alla competitività aziendale. Secondo l’Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano, ben il 78% delle organizzazioni fatica ad assumere nuovo personale e, in circa la metà dei casi, la difficoltà è in crescita nell’ultimo anno. L’aspetto più critico è proprio la difficoltà a trovare candidati con le competenze tecniche adeguate.
Inoltre, lo studio sottolinea l’importanza per le organizzazioni di colmare lo skill gap. Già oggi il 10% dei lavoratori deve essere riqualificato perché le competenze per svolgere il proprio lavoro non sono adeguate o sono a rischio obsolescenza entro 3-5 anni. E il 32% dei lavoratori è preoccupato che le sue capacità diventino obsolete nel breve futuro o di avere difficoltà a ricollocarsi.
Sono dati allarmanti che sottolineano l’urgenza di affrontare tale problematica attraverso strategie mirate di reskilling e upskilling.
Competenze chiave per il mercato del lavoro
Il mercato del lavoro del 2025 è caratterizzato da una rapida evoluzione tecnologica, dalla crescente importanza dei dati e dalla necessità di adattarsi a modelli di lavoro ibridi e flessibili. In questo contesto, le aziende ricercano professionisti in possesso di skill specifiche, in grado di affrontare le sfide del futuro. Tra le più richieste, spiccano le seguenti.
Competenze Digitali avanzate
La digitalizzazione è un trend inarrestabile e le aziende necessitano di professionisti in grado di gestire i dati, automatizzare i processi, utilizzare l’intelligenza artificiale e proteggere le informazioni aziendali dalle minacce informatiche (Cybersecurity). Sebbene non sia necessario essere esperti programmatori, è fondamentale possedere una solida conoscenza degli strumenti digitali di base e saperli applicare al proprio lavoro.
Pensiero Critico e Problem Solving
In un contesto caratterizzato da sfide complesse e in continua evoluzione, la capacità di analizzare i problemi, identificare le cause e trovare soluzioni innovative è diventata una competenza imprescindibile. Le aziende hanno bisogno di persone in grado di pensare fuori dagli schemi e di proporre idee originali, capaci di affrontare le criticità e individuare linee risolutive. Per superare le future difficoltà, la capacità di innovare è considerata essenziale.
Soft Skills
Le competenze trasversali, come la comunicazione efficace, la collaborazione, la gestione del tempo, l’empatia e l’intelligenza emotiva, sono sempre più apprezzate dalle aziende. In un mondo del lavoro sempre più automatizzato, la capacità di interagire con gli altri, di comprendere le loro esigenze e di lavorare in team rappresenta un valore aggiunto insostituibile. La capacità di negoziare è cruciale per raggiungere esiti favorevoli a tutte le parti e instaurare intese e legami duraturi.
Adattabilità e flessibilità
La capacità di adattarsi ai cambiamenti, di imparare nuove competenze e di affrontare situazioni impreviste è fondamentale per avere successo nel mercato del lavoro del 2025. Le aziende hanno bisogno di persone resilienti, in grado di gestire l’incertezza e di reinventarsi continuamente.
Leadership e gestione dei team
Guidare con efficacia gruppi di lavoro compositi e intergenerazionali, promuovere la crescita dei collaboratori e offrire una guida strategica in frangenti cruciali sono attitudini indispensabili per coloro che già ricoprono o ambiscono a ruoli direttivi.
Gestione del tempo e organizzazione
Saper organizzare il proprio lavoro con efficacia, stabilire priorità e rispettare le tempistiche è cruciale per chi opera in contesti lavorativi molto impegnativi e con ritmi sostenuti.
Strategie di reskilling e upskilling per superare il gap di competenze nel mercato del lavoro
Di fronte allo skill gap, le aziende e i lavoratori devono investire in programmi di reskilling (riqualificazione) e upskilling (aggiornamento delle competenze). Tali programmi rappresentano un investimento strategico per garantire la competitività delle aziende e la crescita professionale dei lavoratori. Ma quali sono le strategie più efficaci? Vediamo le principali.
Formazione continua
La partecipazione a corsi online, workshop, conferenze e seminari è fondamentale per rimanere aggiornati sulle ultime tendenze e tecnologie.
Formazione aziendale
Per far fronte allo skill gap, le aziende possono organizzare programmi di formazione interna, mentorship e job rotation per sviluppare le competenze dei propri dipendenti. Un programma di sviluppo ideato per il personale aziendale consente di affinare e migliorare le capacità comportamentali attraverso un approccio sistematico e ben delineato. La chiave risiede nell’apprendimento continuativo e nell’impiego di approcci pratici e coinvolgenti che incentivino l’avanzamento e il miglioramento.
Microlearning
L’apprendimento a piccole dosi, attraverso video brevi, infografiche e quiz interattivi, rappresenta un modo efficace per acquisire nuove competenze in modo rapido e flessibile.
Learning by doing
Mettere in pratica le competenze acquisite attraverso progetti reali, simulazioni e challenge aziendali è fondamentale per consolidare l’apprendimento e sviluppare la propria expertise.
Utilizzo dei Fondi Nuove Competenze
I Fondi Nuove Competenze costituiscono una risorsa preziosa per le organizzazioni che intendono investire nella formazione del proprio organico e superare lo skill gap. Grazie a questo meccanismo, le imprese hanno la possibilità di finanziare percorsi di perfezionamento professionale, elevando le qualifiche del personale senza impattare eccessivamente sui bilanci. Questo strumento è particolarmente efficace per preparare i lavoratori alle sfide del domani, assicurando che le imprese mantengano la propria competitività in un mercato in continua evoluzione.
L’impatto del d.lgs. 231/2001 sulla formazione aziendale
Il D.lgs. 231/2001, che disciplina la responsabilità amministrativa delle società per reati commessi dai propri dipendenti, ha un impatto significativo sulla formazione aziendale. Tale decreto impone alle aziende di adottare modelli di organizzazione, gestione e controllo idonei a prevenire la commissione di reati. In questo contesto, la formazione del personale rappresenta un elemento fondamentale per garantire l’efficacia del modello stesso. Sebbene il decreto non faccia esplicito riferimento alla formazione, essa è diventata un elemento essenziale per l’efficacia del modello organizzativo. Come sottolineato dalle linee guida di Confindustria, è fondamentale sviluppare un adeguato programma di formazione rivolto al personale delle aree a rischio.
Formazione sulla Compliance
Le aziende devono organizzare corsi di formazione specifici sul D.lgs. 231/2001, sulle norme anticorruzione, sulla tutela della privacy e sulla sicurezza sul lavoro. I contenuti minimi di tali corsi devono includere il dettato normativo del decreto, i contenuti del modello adottato, le fattispecie di reato previste, gli effetti del modello sull’ente e i compiti dell’Organismo di Vigilanza.
Integrazione della Compliance nei programmi di reskilling e upskilling
La formazione sulla compliance non deve essere vista come un obbligo, ma come un’opportunità per rafforzare la cultura aziendale e promuovere comportamenti etici e responsabili. La formazione deve essere calibrata in base ai diversi livelli aziendali, integrata con le modifiche del modello e formalizzata con un registro delle presenze.
Le direttive di Confindustria insistono sulla necessità di “sviluppare un programma formativo adeguato per il personale delle aree a rischio”; analogamente dal Tribunale di Milano, che nell’ordinanza del 9 novembre 2004 ha affermato che la funzione della formazione è quella di assicurare una sufficiente conoscenza, comprensione e applicazione del modello da parte di dipendenti e dirigenti, senza la quale il modello verrebbe considerato inefficace.